I mali del nostro Paese sono tanti, ma ciò che ci deve
preoccupare, più di ogni altra cosa, è il fatto che alla base di tali mali,
sostanzialmente, c’è il cancro della corruzione e della illegalità.
Non passa giorno, ormai, che non venga scoperto un
malaffare: dovunque girano soldi e si gestisce qualche potere la pratica
corruttiva sembra essere diventata l’azione prevalente.
La vicenda di tangentopoli, che portò all’affossamento della
prima repubblica, anziché determinare una inversione di tendenza nel sistema di
potere, sembra essere diventata l’antipasto di una ingorda abbuffata.
Siamo giunti al punto in cui il personaggio che ha dominato
lo scenario politico e di governo dalla vicenda di tangentopoli ad oggi, il
Berlusca, non trovi alcuna difficoltà a dire che “la tangente non è un reato ma una necessità, una
commissione”, per cui “basta con i moralismi”.
Di fronte ad una dichiarazione di questo tipo, fatta da un
uomo, che ha governato (?) per tanti anni il Paese e che aspira ancora a
governarlo, non si può che rimanere esterrefatti, però personalmente non nascondo di aver
provato, per la prima volta, un attimo di simpatia per il personaggio, perché
finalmente si è manifestato per quello che è, senza trucchi, infingimenti e
raggiri di parole.
Il guaio è che il modo di pensare del Berlusca si è diffuso
in larga parte della società italiana, per cui tutto il sistema corruttivo
viene visto come un fatto normale, se non addirittura utile, nel mondo del mercato
e nella stessa competizione elettorale.
Quando il Presidente Napolitano dice ”E’ l’Europa a chiederci un grosso impegno di
lotta contro la corruzione. Bisogna superare questa condizione che è una
condizione di inferiorità rispetto a molti Paesi europei” dice una
grande verità, ma a molti appare la voce di un essere venuto da un altro
pianeta.
In questo quadro è naturale che le persone pulite si sentano
isolate e fuori dal tempo, per cui, spesso, prese dallo sconforto, si
distaccano dall’impegno civile.
Nell’assumere questo atteggiamento commettono certamente un
errore, ma bisogna capirle, perché non è certamente una cosa piacevole, per una
persona moralmente sana, essere buttata nel calderone sporco e qualunquista del
“tutti sono eguali” , predisposto ad arte proprio
dalla casta dei corrotti.
Quello che bisogna sapere, però, è che l’andazzo della
illegalità e della corruzione porterà inevitabilmente il Paese alla rovina: la
storia ci ha insegnato che anche i sistemi politici e di governo più forti, una
volta caduti nel vortice della corruzione, sono andati incontro
all’autodistruzione.
Un’altra cosa che bisogna sapere è che non si uscirà dalla
crisi che ci affligge, senza un risanamento morale assoluto : se non viene annientato il virus del
malaffare non c’è riforma che possa ridare vitalità all’organismo del Paese.
Vanno certamente affrontati con decisione i problemi del
lavoro, del servizi sociali essenziali, della ricerca, del Welfare, del
mezzogiorno, ecc, ecc, ma tutto deve essere inquadrato in un sistema politico e
sociale legale e pulito, altrimenti anche i provvedimenti migliori rischiano di andare incontro al fallimento.
In Italia, dunque, prima di ogni altra cosa, urge la nascita di un forte movimento
culturale e politico che punti al
risanamento del Paese.